Erminio Macario, meglio noto al pubblico semplicemente come Macario, nasce a Torino nel 1902 e muore nella stessa città il 26 marzo 1980.
Nella sua lunga carriera ha lavorato in oltre cinquanta spettacoli teatrali tra varietà, riviste, commedie musicali e spettacoli di prosa. Ha lavorato anche al cinema e in televisione.
I critici lo hanno identificato con una comicità dal candore surreale, un umorismo lieve, sospeso tra le pause, gli sguardi, la salacità delle battute.
Macario è ricordato anche per il suo caratteristico ciuffetto di capelli, suggeritogli dall’attore Ettore Petrolini che gli sconsigliò di indossare parrucche e nasi finti, privilegiando la propria spontaneità.
Erminio comincia a recitare da bambino a scuola, finchè non è costretto ad abbandonare gli studi per lavorare e aiutare la sua famiglia, molto povera.
A 18 anni entra in una compagnia di ‘scavalcamontagne’, termine piemontese che indica quelle compagnie di paesi che rappresentano drammi e farse durante le feste popolari.
Nel 1921 esordisce nel teatro di prosa, nel 1924 passa a quello di varietà con una scritturazione nella compagnia di Giovanni Molasso.
Il suo debutto con il ruolo di "secondo comico" fu al "Teatro Romano" di Torino, cui seguono vari lavori a Milano con Piero Mazzuccato e Carlo Rota. In queste occasioni scopre la sua predisposizione a fare il mimo.
Nel 1925, Macario viene notato dalla famosa soubrette Isa Bluette che lo scrittura come comico grottesco. Nasce così un’accoppiata, quello della maschera clownesca che si accompagna sul palco alla bella soubrette, che porterà avanti con successo per molti anni.
Nel 1929 Macario firma la sua prima rivista come autore, ‘Paese che vai’, in collaborazione con Chiappo.
Nel 1930 fonda una propria compagnia teatrale, che resterà in vita per oltre 30 anni e nel 1937 scrittura Wanda Osiris, con cui costituisce la coppia più famosa degli spettacoli di genere. Sarà proprio la coppia Macario-Osiris a mettere in scena una delle prime commedie musicali italiane, "Piroscafo giallo" di Macario, Ripp e Bel-Ami.
Tante le attrici lanciate da Macarie, tutte belle e brillanti: tra loro anche Sandra Mondaini, Margherita Fumero, Lea Padovani, le sorelle Nava, Marisa Maresca, Lauretta Masiero, Dorian Gray, Flora Lillo, Marisa Del Frate, Lucy D'Albert, Valeria Fabrizi.
Negli anni ’40 Macario prosegue la sua attività in teatro con grandi successi come ‘Amleto, che ne dici?’ (1944), "Febbre azzurra" (1944-45), "Follie d'Amleto" (1946), "Le educande di San Babila" (1948), "Ocklabama" (1949) e "La bisbetica sognata" (1950). Nel 1951 arriva a Parigi dove il presidente francese Charles De Gaulle impone che l'attore venga scortato da corazzieri in alta uniforme.
Nel 1951 sposa in seconde nozze Giulia Dardanelli dalla quale ha due figli: Alberto che diventerà un regista, e Mauro, poeta e scrittore, nonché biografo del padre.
Negli anni Macario diventa il protagonista più famoso della rivista italiana, tanto da essere consacrato come il "Re della rivista".
La comicità, le scenografie, i costumi sfarzosi, le musiche brillanti e la bellezza delle donne sul palco donano al pubblico un mix di sensualità e comicità farsesca.
Dopo il record di incassi raggiunto con "Made in Italy" (1953), che segna anche il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris e "Tutte donne meno io" (1955), in cui Macario era l'unico uomo circondato da ben quaranta "donnine", il comico piemontese si dedica alla commedia musicale.
Accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate, realizza indimenticabili spettacoli come "L'uomo si conquista la domenica" (1955), "Non sparate alla cicogna"' (1957) di Maccari e Mario Amendola, "E tu, biondina" (1957) e "Chiamate Arturo 777" (1958) di Corbucci e Grimaldi.
Dagli anni trenta agli anni cinquanta, Macario recita anche per il cinema firmando anche alcune sceneggiature. Dopo qualche esperienza di produzione cinematografica, torna alla rivista e prende parte a alcuni film seppur in parti secondarie.
Nel 1957, il regista e scrittore Mario Soldati lo chiama per il suo ‘Italia piccola’, ruolo drammatico in cui Macaria dimostra una grande versatilità.
Poi arriva Totò: con lui gira sei film tra il 1959 e il 1963: ‘La cambiale’, ‘Totò di notte n. 1’, ‘Lo smemorato di Collegno’, ‘Totò contro i quattro’, ‘Il monaco di Monza’ e ‘Totò sexy’.
Negli anni ’60 Macario si dedica al teatro di prosa, anche in ruoli drammatici mentre nel decennio successivo si occupa della trasposizione televisiva di alcune sue commedie di successo.
Negli ultimi anni della sua vita, l'attore torinese si impegna nella realizzazione del suo teatro, ‘La Bomboniera’ di Torino, che inaugura nel 1977 con una esilarante rivisitazione della commedia di Molière ‘Il medico per forza’.
In televisione è tra i protagonisti di Carosello, fino al suo congedo che avviene nel 1978.
La Rai gli dedica un varietà, ‘Macario più’, sei puntate tra prosa e rivista in cui l'attore ripercorre le tappe della sua lunga carriera.
Durante l'ultima replica della sua ultima fatica teatrale, ‘Oplà, giochiamo insieme’, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un sintomo di un tumore che lo porterà alla morte, sempre assistito dalla sua amata Giulia Dardanelli.
Filmografia
"Aria di paese", regia di Eugenio De Liguoro (1933).
"Lo vedi come sei... lo vedi come sei?", regia di Mario Mattoli (1939).
"Imputato, alzatevi!", regia di Mario Mattoli (1939).
"Non me lo dire!", regia di Mario Mattoli (1940).
"Il chiromante", regia di Oreste Biancoli (1940).
"Il pirata sono io!", regia di Mario Mattoli (1940).
"Il vagabondo", regia di Carlo Borghesio (1941).
"Il fanciullo del West", regia di Giorgio Ferroni (1943).
"La zia di Carlo", regia di Alfredo Guarini (1943).
"L'innocente Casimiro", regia di Carlo Campogalliani (1945).
"Come persi la guerra", regia di Carlo Borghesio (1947).
"L'eroe della strada", regia di Carlo Borghesio (1948).
"Come scopersi l'America", regia di Carlo Borghesio (1949).
"Il monello della strada", regia di Carlo Borghesio (1950).
"Adamo ed Eva", regia di Mario Mattoli (1950).
"Io, Amleto", regia di Giorgio Simonelli (1952).
"Agenzia matrimoniale", regìa di Giorgio Pàstina (1952)
"La famiglia Passaguai fa fortuna", regia di Aldo Fabrizi (1952).
"Italia piccola", regia di Mario Soldati (1957).
"La cambiale", regia di Camillo Mastrocinque (1959).
"I quattro monaci", regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1962).
"Totò di notte n. 1", regia di Mario Amendola (1962).
"Uno strano tipo", regia di Lucio Fulci (1962).
"Lo smemorato di Collegno", regia di Sergio Corbucci (1962).
"I quattro tassisti", regia di Giorgio Bianchi (1963).
"I quattro moschettieri", regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1963).
"Totò sexy", regia di Mario Amendola (1963).
"Totò contro i quattro", regia di Steno (1963).
"Il monaco di Monza", regia di Sergio Corbucci (1963).
"Nel giorno del Signore", regia di Bruno Corbucci (1970).
"Il prode Anselmo e il suo scudiero", regia di Bruno Corbucci (1973).
"Il piatto piange", regia di Paolo Nuzzi (1974).
"Due sul pianerottolo", regia di Mario Amendola (1976).
Riviste e commedie musicali
"Sei solo stasera", di Giovanni Molasso (1924).
"Senza complimenti", di Giovanni Molasso (1924).
"Il pupo giallo", di Piero Mazzuccato (1924).
"Vengo con questa mia", di Piero Mazzuccato (1924).
"Tam-Tam", di Carlo Rota (1925).
"Arcobaleno", di Piero Mazzucato e Veneziani (1925).
"Valigia delle indie", di Ripp e Bel-Ami (1925).
"Paese che vai", di Erminio Macario e Chiappo (1929).
"Piroscafo giallo", di Erminio Macario, Ripp e Bel-Ami (1937).
"Amleto, che ne dici?", di Erminio Macario e Mario Amendola (1944).
"Febbre azzurra", di Mario Amendola (1944-'45).
"Follie d'Amleto", (1946).
"Le educande di San Babila", (1948).
"Ocklabama", di Maccari e Mario Amendola (1949).
"La bisbetica sognata", di Bassano (1950).
"Votate per Venere", di Vengani e Falconi (1951).
"Tutte donne meno io", (1955).
"L'uomo si conquista la domenica", (1955).
"Non sparate alla cicogna"', di Maccari e Mario Amendola (1957).
"E tu, biondina", (1957).
"Chiamate Arturo 777", di Corbucci e Grimaldi (1958).
"Miserie 'd Monssù Travet", (1970).
"Achille Ciabotto medico condotto", (1971-'72).
"Carlin Ceruti sarto per tuti", (1974).
"Due sul pianerottolo", (1975-'76).
"Oplà, giochiamo insieme", (1979).
Riviste e commedie musicali
Undici sopra un ramo" 1959
"L'uomo conquista la domenica" di Amendola Maccari 1955
"E tu biondina" di Amendola 1956
"Non sparate alla cicogna" di Amendola Macario 1957
"Bastian contrari" di Bersezio 1971
"Pop al tempo di beat" 1966
"Le sei mogli di Erminio VIII" di Amendola Corbucci 1975
Erminio Macario, al centro, con i figli Alberto, a sinistra, e Mauro a destra.